Il Gioco è vietato ai minori di anni 18. Giocare troppo può causare dipendenza patologica.
Nel termine "divinazione" tutti identificano la capacità di predire la sorte, di anticipare gli eventi che ancora devono avvenire, "leggendo" le carte, ovviamente le previsioni pronunciate devono in seguito rivelarsi esatte, altrimenti il veggente perde di credibilità. Chi in effetti è davvero dotato di capacità che lo mettono su un piano diverso da tutti gli altri si riconoscerà di certo nella teoria sostenuta da Oswald Wirth autore di un'importante testo sui Tarocchi, che considerava la divinazione un'arte e la definiva un "sacerdozio".
Un'arte non appresa, cioè non imparata o acquisita che dir si voglia ma "innata". Un'attitudine a intuire con esattezza eventi ancora non verificatisi, ed eventi già accaduti; un dono quindi innato, come la capacità pittorica per un artista o quella compositiva per un musicista; a prescindere dallo strumento utilizzato. Questo dono rende il soggetto anche capace di creare combinazioni numeriche valide per tentare la sorte nell'antico gioco del Lotto che risale al 1576 creato a opera di tale Benedetto Gentile.
Chi pratica la divinazione è solo un "mezzo", un tramite tra lo spazio temporale e gli eventi, le carte sono solo un supporto ma è dentro la mente che si annida il vero potere divinatorio fatto di intuizione, sensibilità e capacità ricettive; e se richiesto da qui prende corpo la creazione di numeri giocabili, tratti dagli stessi eventi divinati nelle carte.
Quando queste caratteristiche non sono presenti in un individuo, questi può essere definito un presunto indovino che si autoconvince di predire i fatti con autenticità. I Tarocchi sono una fonte importante di studio e di approfondimento ma se non sono sostenuti dalla scintilla del dono innato sono un mazzo di carte che può dirci qualcosa ma a grandi linee; perchè i Tarocchi possono definirsi un trattato di alta filosofia non testuale ma per immagini e ogni Arcano si offre a infinite possibilità di significato, l'intero mazzo contiene un antico codice templare e una potenza numerica infinita.
Il particolare stato mentale di un veggente autentico può essere paragonato a una "porta" in più presente nel cervello umano, una porta che non è presente in tutti ma solo in alcuni; questo avveniva anche nell'antichità, quando certi individui manifestavano doti "paranormali", essi venivano subito definiti indovini o veggenti oppure "oracoli" ed erano messi su un piano differente dalle persone "normali". Essi potevano "vedere" oltre il tempo e lo spazio avanti o indietro ad esso, e si affidavano all'aiuto di strumenti di divinazione. Da qui possiamo dedurre senza dubbi che anche le combinazioni numeriche date per una possibile vincita sono il più raro e difficile contributo che "l'arte della cartomanzia" può regalare al suo interlocutore.